The Redshift Post - letteratura fantascienza umoristica: IPNOSI REGRESSIVA CIBERNETICA

12.05.2013

IPNOSI REGRESSIVA CIBERNETICA

CERVELLI ELETTRONICI & TALK SHOW

Electronic brain, science fiction illustration
Cartellone pubblicitario del Talk show.
Credit by Stregattodesign
Spero non vi siate annoiati in nostra assenza. Il fatto è che hanno invitato H.A.N.S. ad un Talk Show galattico chiamato "Asimove Yourself Electronic Brain" (Asimuoviti Cervello Elettronico) dedicato alle intelligenze artificiali affette da patologie psichiatriche.
Dal momento che l'ipocondria del buon HANS gli impedisce di fare qualsiasi tipo di viaggio a contatto con altre creature a parte noi (vai poi a capire perché...) e che la sua incapacità di risolvere problemi semplici lo ha messo subito in crisi nel momento in cui ha dovuto capire a quale fermata della metropolitana galattica sarebbe dovuto scendere, abbiamo deciso di accompagnarlo. In realtà non l'abbiamo proprio accompagnato. L'abbiamo spedito. Il problema è stato che, una volta là, oltre al fatto che ci sarebbe stato bisogno di qualcuno per rispedirlo qua, quello stesso qualcuno avrebbe dovuto altresì risolvere i vari piccoli problemi che si sarebbero presentati, quali l'approccio con le truccatrici dello show, i vari presonaggi dello staff, ecc.
Fatto sta che quindi ci siamo trovati tutti a bordo della metropolitana galattica alla volta degli studi di Channel 512, su Psichedelicon IV, il pianeta delle emittenti con i programmi dal più alto share della galassia. Le redini dell'Habitat, dopo una lunga riflessione, sono state lasciate in mano allo stagista (che per la cronaca ha ancora la faccia di Howard il papero).

I MIRACOLI DELLA METEMPSICOSI ROBOTICA

E così eccoci qui su Psichedelion IV, negli studi sub-liminali-quanto-simpatici-TV di Channel 512 ad osservare HANS che si fa psicanalizzare da Transil Relè (il conduttore robot del programma), mentre dietro le quinte noialtri facciamo manbassa del buffet (preparato per Relè e i suoi ospiti) sotto gli occhi accusatori ed un po' rognosi della signorina Booleana Sheffer Stroke (la segretaria robot del sopracitato Transil).
science fiction illustration the best psychiatrist robot in the galaxy
Spot lancio del programma con foto di Transil a mezzo busto. Credit by Stregattodesign
Ebbene, ecco che parte il metodo d'ipnosi regressiva del presunto "dottor" Relè che, con modi da illusionista da feste per bambini, saltella attorno ad HANS con un orologio a pendolo in mano. A giudicare dall'aspetto e dai modi da automa dell'ottocento non si direbbe, ma Relè è un modello avanzato (nanocircuiti biocibernetici e via discorrendo...). Niente a che vedere con HANS che, a quanto ne sappiamo, è stato assemblato con degli oggetti di scarto nei sobborghi di Ravensburger da due fanatici di puzzle, poi diventati famosi grazie alla produzione in serie di quegli stessi modelli di Robot. I modelli H.A.N.S. (Herr Android Neumann-Schmidt) infatti non sono altro che un'accozzaglia di ciarpame. Ma è proprio questo che rende tutti i modelli HANS (ogni robot è composto da parti diverse da quelle degli altri) esemplari unici (come recita il motto aziendale: "Jeder Mensch ist einzigartig", ovvero: "Ognuno è unico"). Ed è stato proprio questo motivo a spingere Relè ad interessarsi al nostro amico teutonico.

robot android makers logo science fiction
Logo della Neumann-Schmidt "Androidi e affini"
in cui è visibile anche il motto: "Ognuno è unico"
Credit by Stregattodesign
Per chi non lo sapesse infatti, l'ipnosi regressiva robotica è una pseudoscienza che, a detta dei suoi sostenitori, dovrebbe essere in grado di far rievocare al paziente le proprie "vite precedenti". Secondo la teoria di Relè, i robot, diversamente dai "biologici", rivivono le configurazioni che hanno avuto nel passato i pezzi che li compongono, siano essi stati parti di tostapane, di frullatori, o vattelapesca. In tal senso, dato che i pezzi che costituiscono HANS sono a tutti gli effetti presi quà e là un po' a casaccio, secondo Relè, HANS sarebbe il soggetto ideale per questa pratica, tanto più che sempre secondo lui, l'ipnosi regressiva dovrebbe anche aiutarlo ad eliminare i blocchi che gli impediscono di porre un freno alle sue psicosi le quali non sarebbero altro che i sintomi di quella che i robot chiamano la "Sindrome di Andrew Martin*".

*Si tratta di un disturbo mentale delle intelligenze artificiali. Tale disturbo si manifesta come il tentativo di assomigliare il più possibile agli esseri umani. Il nome della sindrome (Andrew Martin) deriva dal famoso robot protagonista del racconto "L'Uomo Bicentenario di Isaac Asimov". Nella comunità robotica, gli individui affetti da questa patologia sono spesso emarginati e vittime di episodi di razzismo.

VITE DA ROBOT

Così HANS comincia a snocciolare le sue presunte vite precedenti, tra le quali vi sono state:

(01) La paratia di un casco da parrucchiera di Barnard IV; dalla quale cui è scaturita una storia strappalacrime sulla condizione del sesto sesso dei tropellistidi dei sobborghi di Plofitz III che durante la messa in piega dei peduncoli occipitali raccontavano le loro storie di vita. 

(02) La manopola di apertura di un'asciugatrice a gettoni di Brema (la Giusy ci ha spiegato che si trattava di un'asciugatrice e non di una lavatrice dal momento che secondo lei non aveva il cestello, ma nutriamo ancora tutti dei forti dubbi su questa spiegazione);  anche in questo caso foriera di nuove storie strappalacrime sulla vita dei sobborghi che, non fosse stato per una lieta parentesi romantica tra un cane e una boltucola marziana, avrebbe rivaleggiato con una tragedia Klippelloniana.
(03) Il cruscotto di una vecchia Golf che tra i vari proprietari ha avuto anche il fratello del cognato della zia del cugino di sesto grado di Angela Merkel; in questo caso, la storia fu portatrice di divertenti aneddoti sulla gioventù berlinese e sugli effetti delle droghe leggere sull'ipotalamo (o comunque dell'analogo organo alieno) degli immigrati extrasolari Foclariani.

DISCHI VOLANTI E NAZI CONGELATI

Ed ecco arrivare la presunta incarnazione più favolosa: quella di bullone del motore a repulsione di un "Reichsflugscheiben", un disco volante del Quarto Reich. Sì avete letto bene. Del "Quarto" Reich. Quello nascosto sotto le coltri di ghiaccio della regione una volta nota come Neuschwabenland (Nuova Svevia), in Antartide. Nel suo Hangar della base nazista 211, il bullone del motore a repulsione del V 8 - 04K aspettava, assieme ad altre centinaia di armi segrete, che il cervellone della base risvegliasse dall'ibernazione il Führer Adolf Hitler e i suoi compagni di merende assieme ad un esercito di protei cyber-mutati con trapiantati i cervelli dei fedelissimi del Reich.
science fiction illustration of fourth reich stamp with Nazi flying saucer
Francobollo del Quarto Reich con Reichsflugscheiben.
Illustrazione e grafica  by Stregattodesign
Ora, dal momento che non è così scontato che se uno vien costruito dalle mani di un nazista allora debba esserlo per forza anche lui, sembra che il nostro bulloncino, che non era un simpatizzante del nazionalsocialismo, decise di convincere delle sue opinioni anti-naziste il bullone a fianco a sè, ed il bullone accanto a lui fece lo stesso con quello a lui vicino, e quello vicino fece altrettanto. Il discorso fu talmente convincente che i bulloni convinsero le lamiere, le lamiere le viti, le viti le ruote dentate e via di questo passo. Quando tutti i pezzi di tutte le armi segrete racchiuse nella base furono stati convinti, i pezzi aprirono gli hangar e le rimesse e se ne andarono. Sfortunatamente per loro, il cervellone della base lì tradì e gli scatenò addosso tutta la sua potenza di fuoco. L'intera armata dei rinnegati fu spazzata via. Unico superstite, il Reichsflugscheiben V 8 - 04K, lo stesso che aveva dato origine alla rivolta. Stanco e ferito, il V8 riuscì a trascinarsi fino ad una remota regione del Nuovo Messico (USA), schiantandosi nel deserto vicino ad una cittadina conosciuta come Roswell. La cosa venne poi ufficializzata dichiarando lo schianto di un pallone metereologico.
Roswell daily record ufo
La copia del Roswell Daily Record che riporta lo schianto.

Dopo quest'ultima regressione, Transìl risvegliò HANS e si accese il dibattito in studio. Gruppi di anziane robot e giovani figuranti s'accapigliarono pasteggiando in modo feroce con i fatti privati del nostro amico. Sedato lo scontro nell'arena delle casalinghe androidi, Transil tirò le somme. Secondo la sua "sensibilità" di professionista nel campo dell'indagine cyber-psicologica, HANS soffrirebbe di un atavico complesso di colpa nei confronti dei costruttori nazisti del bullone presente nell'ultima regressione.
Seguì poi il pistolotto morale, camuffato da diagnosi, dell'esimio professore, secondo il quale, sebbene il bullone e tutte le parti del disco volante fossero state ben convinte della rettitudine delle proprie azioni, qualcosa dentro di loro aveva reso amaro ciò che avevano fatto. In fondo - sottolineò Transil con voce rotta - erano pezzi di uno strumento creato per perseguire un determinato scopo: uno scopo che avevano voluto tradire. Per quanto possa essere giusto rinnegare ciò che non si approva - proseguì enfaticamente - nei robot rimane sempre l'amarezza di non essere mai stati in grado di portare a termine ciò che si era stati messi al mondo per fare. Questo - aggiunse l'esimio con un tono da tragedia - è il destino degli strumenti e dei meccanismi: vedere il proprio potenziale deciso da qualcun altro, e sperare che quel qualcun altro non sia un nazista, un pazzo, o un fanatico, altrimenti tale congegno vedrebbe quel suo potenziale inutile od orribile nel caso in cui scegliesse di perseguire il suo scopo, oppure sprecato, se scegliesse invece di fare la cosa giusta.

Seguono applausi ed esternazioni pecorecce del pubblico di casalinghe robot sugli strascichi del discorso di Transil, il quale fa un inchino ed invita elegantemente HANS a togliersi dalle ghette per lasciar posto al successivo caso umano (robotico) da esporre a pubblico ludibrio.

Da quel che sappiamo dal racconto di HANS durante la trance, dopo l'incidente di Roswell, il piccolo bullone sovversivo fu raccolto da un ragazzino di Roswell, il quale lo usò per aggiustare il suo monopattino che molti anni dopo fu messo su e-bay dal pronipote di quel ragazzino e comprato da un collezionista di monopattini di Ravensburger.

Secondo la Giusy ora quel bullone si trova molto vicino al cuore di HANS.

In qualsiasi posto possa trovarsi il cuore di un robot.

Ed ammesso che ce l'abbia.

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